L’ULTIMO DEI FRATELLI
E IL “PESO” DEL COGNOME
Oggi abbiamo dato l’estremo saluto all’ultimo dei fratelli TRIPODI ancora in vita, zio Albino. Zio Albino era il secondo di cinque figli: Girolamo, Albino, Vittorio (mio padre), Erminio e Tita. Zio Albino, negli anni 60 andò al nord emigrando a Garbagnate Milanese per lavorare prima nell’edilizia, dopo, come operaio metalmeccanico, nella fabbrica dell’AlfaRomeo ad Arese.
Dove ora è stato tutto dismesso e sostituito da un mega centro commerciale rimane la fatica di migliaia di operai tra cui Albino che nella sua vita di fabbrica sarebbe anche diventato attivista sindacale nella FIOM-CGIL
La storia di zio Albino è dunque una #storia umile di #emigrazione e lavoro, come per molti lavoratori calabresi e come per il padre di Albino (mio nonno) contadino ed emigrato in America anche lui agli inizi del novecento, L’emigrazione è il sacrificio più grande per una persona, quella cosa che, quando si rende necessaria, condiziona la tua esistenza, crea una #vita parallela, non la vita che avresti immaginato e voluto vivere da bambino.
Padre di quattro figli, Michele, Concettina, Mauro e Sandra, sposato con Rosa Auddino anche lei di Polistena, deceduta l’anno scorso, zio Albino tornava spesso a Polistena e veniva scambiato molte volte per Mommo a cui in viso somigliava molto.
Albino aveva il suo amore fisso: quel pezzettino di terra che a Polistena suo padre (mio nonno) aveva comprato con i risparmi di nove anni di emigrazione in #America. La prima tappa di Polistena era sempre la terra. Il legame con la terra per i #contadini e #braccianti di un tempo era fortissimo, quasi sacro, perché la terra poteva produrre frutti, e i frutti garantivano oltre che la sussistenza per la famiglia anche la speranza di un futuro.
Albino, lontano dalla sua #terra, ha tradotto la sua scelta di vita anche in impegno politico senza mai tradire l’appartenenza alla sua classe popolare di riferimento, prima col #PCI, poi in #Rifondazione Comunista di cui è stato consigliere comunale a #Garbagnate per due volte tra il 1997 e il 2007. Se ne è andato dunque anche l’ultimo pilastro dei cinque fratelli TRIPODI.
Si chiude per tutti il cerchio naturale della vita anche per le più belle e unite famiglie, ma non finiscono i #valori, gli #ideali, che camminano su tutti i “portatori di quel cognome” che ciascuno ha il compito di custodire e continuare.
I tempi e le epoche cambiano, ma mai dimenticare da dove veniamo la strada da percorrere, proprio nel solco degli insegnamenti ricevuti. E non mi riferisco solo alla politica, ma all’educazione ed ai principi etici, all’onestà e soprattutto alla solidarietà umana verso gli altri.
Ho il privilegio di essere anagraficamente il più #giovane dei cugini di terza generazione e senz’altro ho già scelto nella mia vita da che parte stare, di continuare a portare sulle spalle non solo il “peso” letterale ma quello sostanziale del cognome, che vuol dire responsabilità nelle azioni future per la giustizia sociale nel rispetto della memoria di chi ci ha preceduto.
Quando qualcuno mi chiede perché sono quello che sono nella mia vita, nel mio impegno pubblico, ecco qui la risposta. È perché ho deciso di non rinnegare gli insegnamenti, al di là del #cognome, ricevuti da questi “padri grandi” della mia famiglia, continuando a battermi contro le #ingiustizie sempre al fianco degli #ultimi, dei lavoratori, dei giovani #emigrati, per l’eguaglianza e i #diritti.
Addio zio Albino, anche a te come ai TRIPODI, Mommo, Vittorio, Erminio e Tita un grazie di tutto. Ai tuoi figli e miei cugini Michele, Mauro, Maria Concetta, Sandra, Alessio, Claudio, Carlotta, Giulio un forte abbraccio in questo momento di dolore comune.
Nelle nostre mani, il difficile testimone di continuare “l’opera d’arte” di chi non c’è più, di portare ancora avanti con dignità, umiltà e leggerezza, il “peso” del cognome che però ci rende responsabili, fieri e orgogliosi di essere quelli che siamo!
RIP ✊🚩 compagno!
E IL “PESO” DEL COGNOME
Oggi abbiamo dato l’estremo saluto all’ultimo dei fratelli TRIPODI ancora in vita, zio Albino. Zio Albino era il secondo di cinque figli: Girolamo, Albino, Vittorio (mio padre), Erminio e Tita. Zio Albino, negli anni 60 andò al nord emigrando a Garbagnate Milanese per lavorare prima nell’edilizia, dopo, come operaio metalmeccanico, nella fabbrica dell’AlfaRomeo ad Arese.
Dove ora è stato tutto dismesso e sostituito da un mega centro commerciale rimane la fatica di migliaia di operai tra cui Albino che nella sua vita di fabbrica sarebbe anche diventato attivista sindacale nella FIOM-CGIL
La storia di zio Albino è dunque una #storia umile di #emigrazione e lavoro, come per molti lavoratori calabresi e come per il padre di Albino (mio nonno) contadino ed emigrato in America anche lui agli inizi del novecento, L’emigrazione è il sacrificio più grande per una persona, quella cosa che, quando si rende necessaria, condiziona la tua esistenza, crea una #vita parallela, non la vita che avresti immaginato e voluto vivere da bambino.
Padre di quattro figli, Michele, Concettina, Mauro e Sandra, sposato con Rosa Auddino anche lei di Polistena, deceduta l’anno scorso, zio Albino tornava spesso a Polistena e veniva scambiato molte volte per Mommo a cui in viso somigliava molto.
Albino aveva il suo amore fisso: quel pezzettino di terra che a Polistena suo padre (mio nonno) aveva comprato con i risparmi di nove anni di emigrazione in #America. La prima tappa di Polistena era sempre la terra. Il legame con la terra per i #contadini e #braccianti di un tempo era fortissimo, quasi sacro, perché la terra poteva produrre frutti, e i frutti garantivano oltre che la sussistenza per la famiglia anche la speranza di un futuro.
Albino, lontano dalla sua #terra, ha tradotto la sua scelta di vita anche in impegno politico senza mai tradire l’appartenenza alla sua classe popolare di riferimento, prima col #PCI, poi in #Rifondazione Comunista di cui è stato consigliere comunale a #Garbagnate per due volte tra il 1997 e il 2007. Se ne è andato dunque anche l’ultimo pilastro dei cinque fratelli TRIPODI.
Si chiude per tutti il cerchio naturale della vita anche per le più belle e unite famiglie, ma non finiscono i #valori, gli #ideali, che camminano su tutti i “portatori di quel cognome” che ciascuno ha il compito di custodire e continuare.
I tempi e le epoche cambiano, ma mai dimenticare da dove veniamo la strada da percorrere, proprio nel solco degli insegnamenti ricevuti. E non mi riferisco solo alla politica, ma all’educazione ed ai principi etici, all’onestà e soprattutto alla solidarietà umana verso gli altri.
Ho il privilegio di essere anagraficamente il più #giovane dei cugini di terza generazione e senz’altro ho già scelto nella mia vita da che parte stare, di continuare a portare sulle spalle non solo il “peso” letterale ma quello sostanziale del cognome, che vuol dire responsabilità nelle azioni future per la giustizia sociale nel rispetto della memoria di chi ci ha preceduto.
Quando qualcuno mi chiede perché sono quello che sono nella mia vita, nel mio impegno pubblico, ecco qui la risposta. È perché ho deciso di non rinnegare gli insegnamenti, al di là del #cognome, ricevuti da questi “padri grandi” della mia famiglia, continuando a battermi contro le #ingiustizie sempre al fianco degli #ultimi, dei lavoratori, dei giovani #emigrati, per l’eguaglianza e i #diritti.
Addio zio Albino, anche a te come ai TRIPODI, Mommo, Vittorio, Erminio e Tita un grazie di tutto. Ai tuoi figli e miei cugini Michele, Mauro, Maria Concetta, Sandra, Alessio, Claudio, Carlotta, Giulio un forte abbraccio in questo momento di dolore comune.
Nelle nostre mani, il difficile testimone di continuare “l’opera d’arte” di chi non c’è più, di portare ancora avanti con dignità, umiltà e leggerezza, il “peso” del cognome che però ci rende responsabili, fieri e orgogliosi di essere quelli che siamo!
RIP ✊🚩 compagno!